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lunedì 14 luglio 2025

La difesa degli stati baltici (1). La situazione attuale

Parte prima: il dispositivo difensivo terrestre 

Parte seconda qui



1. Il quadro generale

In un articolo precedente pubblicato su questo blog, chi scrive aveva paventato la possibilità di un azzardo russo contro il gap di Suwalki approfittando del fattore sorpresa, dell'acquisizione di una superiorità tattica locale delle forze russe su quelle NATO, nonché della vulnerabilità politica dell'Alleanza, facilmente trasformabile, sotto determinate condizioni, in vulnerabilità strategica.

La conclusione era stata interlocutoria in quanto legata alle molteplici variabili presenti nello scenario, in parte correlate a fattori non prevedibili razionalmente; nondimeno l'autore dell'articolo ravvisava concrete possibilità che l'azzardo russo potesse andare a buon fine per ragioni legate sia ad una potenziale fragilità politica della NATO, sia per le difficoltà di proteggere adeguatamente un territorio privo di profondità strategica e vulnerabile nei collegamenti con il resto del territorio NATO per via del Golfo di Finlandia a nord e del gap di Suwalki a sud.

Ma quali sono esattamente le forze NATO schierate nei paesi baltici, che potrebbero frapporsi ad una invasione russa fin dai primissimi minuti, tentando di rallentarla in attesa dei rinforzi dall'Europa, via Baltico, Polonia e Finlandia?

Partiamo da un presupposto imprescindibile, peraltro utile a sfatare decenni di propaganda russa, vale a dire il fatto che, in base agli accordi NATO-Russia del 1997 compresi nel Founding Act on Mutual Relations, Cooperation and Security, è vietato alla NATO il dispiegamento di truppe e mezzi su base permanente nei territori dei tre paesi baltici: divieto che finora non solo ha impedito il massiccio presidio della regione da parte dell'Alleanza, ma ha anche sterilizzato l'elaborazione di una vera e propria dottrina difensiva che non fosse quella basata sulla mera deterrenza strategica indotta dall'Articolo 5.

Ancora una volta dunque, l'ossessione di Mosca per un accerchiamento NATO che non esiste viene smentito dai fatti: tra cui quello che ci conferma come solo dal 2016, ossia ben due anni dopo la proditoria aggressione russa all'Ucraina, abbia avuto inizio una limitata presenza militare NATO nei paesi baltici, sotto forma di missione EFP (Enhanced Forward Presence), tuttavia assai ridotta nella forza, in modo da non rappresentare alcuna minaccia per Mosca, nonché strutturata a rotazione semestrale, in modo da non violare le clausole del trattato 1997.

È dunque solo con la missione EFP 2016 che la NATO pianta fisicamente bandiera nel Baltico in risposta ai fatti di Crimea e del Donbas, con una forza largamente simbolica di tre battaglioni multinazionali, di un certo valore politico in termini di deterrenza, ma difficilmente in grado di influire significativamente sul piano militare: anche perché nel frattempo la Russia ha provveduto a militarizzare senza soggiacere ad alcun limite, sia l'enclave di Kaliningrad sia il proprio confine occidentale tra il Golfo di Finlandia ed il gap di Suwalki.

Tale gap operativo è stato reso ancora più evidente dall'invasione russa dell'Ucraina, che ha infine convinto l'Alleanza Atlantica ad adottare misure difensive d'emergenza: nel Summit NATO Madrid 2022 è stato infatti deciso di ampliare a livello di brigata ciascuno dei tre battaglioni multinazionali EFP dispiegati nei paesi baltici, oltre a quello basato in Polonia. Per ciascuno di tali battaglioni è stata tracciata una diversa road-map espansiva, che attualmente li vede in differenti stadi di crescita, con obiettivo finale di disporre tre brigate multinazionali baltiche operative entro il 2027.




2. Scudo Baltico

Vediamo quindi quali sono le risorse di cui la NATO dispone nei paesi baltici, immediatamente utilizzabili sulla base dell'Articolo 5, fatte salve eventuali remore politiche di cui abbiamo parlato qui.


🔹ESTONIA

Il territorio estone è presidiato dal battaglione multinazionale NATO EFP-Estonia. Si tratta di una formazione meccanizzata a guida britannica, basata a Tapa, circa 60 km  SE di Tartu, composta essenzialmente da reparti provenienti dallo UK, quali i reggimenti Royal Welch di Cardiff e Mercian di Lichfield, integrato da un contingente francese di 300÷400 fanti di marina del 2 RIMa di Le Mans, da una compagnia leggera danese (100÷150 uomini) ed occasionalmente da piccoli apporti di altri paesi: il tutto per un totale di 1.700÷2.000 uomini a seconda delle rotazioni.

Pur nei suoi limiti il battaglione EFP-Estonia dispone di diversi assetti pesanti di supporto, che lo avvicinano ad una brigata multiarma in miniatura. Sono presenti ad esempio 12÷14 MBT britannici Challenger 2, da 20 a 30 IFV Warriors (due compagnie), 10-15 VBCI francesi, una batteria di obici britannici AS90 con 2÷4 pezzi), almeno una batteria di mortai pesanti francesi da 120mm, sistemi da AD Mistral, sistemi c/c Javelin e veicoli da ricognizione britannici Jackal e Foxhound.

Il battaglione multinazionale EFP-Estonia è integrato da una parte dell'esercito estone ed in particolare dalla 1a Brigata meccanizzata di Tapa, che contribuisce con circa un migliaio di uomini in servizio attivo sui circa 6.000 che formano l'intero esercito estone.

Queste forze rappresentano la prima linea di difesa contro una invasione, in attesa dell'afflusso dei rinforzi NATO, dei riservisti e mobilitati estoni e dei volontari territoriali della Kaitseliit (Lega di difesa estone).

Attualmente il battaglione EFP-Estonia si trova in fase di ampliamento a brigata, come da piano adottato al Summit NATO di Madrid del 2022. Relativamente all'Estonia, nell'ottobre 2024 il Regno Unito, che guida il battaglione multinazionale di Tapa, ha firmato una roadmap bilaterale con l'Estonia che prevede di approntare una brigata leggera entro il luglio 2025. Tale brigata non sarà tuttavia dispiegata permanentemente in Estonia ma sarà tenuta pronta ad intervenire in caso di necessità: una scelta che abbrevia i tempi di attivazione della brigata ma che vanifica in parte l'obiettivo del rafforzamento, ovvero aumentare le forze immediatamente disponibili fin dai primi minuti di crisi.

Una volta operativa la brigata verrà subordinata alla Multinational Division North (MDN), vale a dire un comando a livello divisionale basato ad Ādaži in Lettonia che controlla anche la nuova brigata EFP lettone. A sua volta la MDN dipende dal Multinational Corps Northeast di Stettino, il quale ha giurisdizione sui tre paesi baltici e la Polonia. 

Da parte estone è inoltre in fase di formazione a Luunja una 2a brigata fanteria a ranghi ridotti, predisposta per essere completata con reparti di riserva integrati da ulteriori unità NATO di previsto afflusso in Estonia in caso di invasione. Ambedue le brigate (1a meccanizzata  di Tapa e 2a fanteria di Luunja) verranno controllate da un comando divisionale.

Un contributo a parte, nella difesa dell'Estonia, è previsto sia fornito anche dagli USA in base ad accordi bilaterali extra-NATO. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti nel settembre 2023 dall'ex-ambasciatore statunitense in Estonia, George P. Kent, vi erano nel paese circa 600 militari americani, distribuiti nelle basi estoni di Tapa, Võru e Ämari: un valore che può rappresentare un massimo stanziale soggetto ad oscillazioni legate ad esercitazioni o altre necessità temporanee. Ad esempio, durante la DEFENDER-EUROPE 2021 erano stati fatti affluire in Estonia oltre 1.000 parà della 82nd Airborne Division, mentre nel 2023 era subentrata una compagnia della 101st Airborne oltre ad una compagnia corazzata con Abrams della 2nd Armoured Brigade CT.

Più o meno stanziale risulta poi la presenza di un battaglione di artiglieria equipaggiato con Himars, tra cui il 3/27 Field Artillerie Regiment, che si addestra regolarmente con il battaglione multinazionale NATO EFP-Estonia, pur non facendone formalmente parte.

Le probabili linee d'avanzata russe in Estonia: a N quella su Narva e quindi Tallinn; a S in direzione Tartu e quindi Pärnu



🔹LETTONIA
Il territorio lettone è presidiato dal battaglione multinazionale NATO EFP-Lettonia. Si tratta di una formazione meccanizzata a guida canadese, basata ad Ādaži, nei pressi di Riga, composta essenzialmente da reparti provenienti dal Canada, tra cui il Princess Patricia’s Canadian Light Infantry Regiment di Edmonton, integrato da un contingente italiano di 200÷250 uomini della Brigata Ariete di Pordenone o del 1° Reggimento bersaglieri di Cosenza, da una unità meccanizzata spagnola con circa 300 uomini e da piccoli distaccamenti a rotazione di sloveni, albanesi, cechi montenegrini e slovacchi, ciascuno con circa 50÷150 uomini ciascuno: il tutto per un totale di 1.800÷2.000 uomini a seconda delle rotazioniAnche il battaglione EFP-Lettonia dispone di diversi assetti pesanti di supporto. Sono infatti presenti 10÷14 MBT Leopard 2A6 canadesi, da 20 a 30 IFV canadesi LAV 6 (due compagnie), 10-12 VCI Freccia italiani, una batteria di obici trainati M777 canadesi con 4÷6 pezzi), almeno una batteria di mortai pesanti italiani da 120mm, sistemi AD NASAMS, sistemi c/c Spike e veicoli da ricognizione spagnoli Teruel 3,  VM90 italiani e G-Wagen canadesi.Attualmente il battaglione  EFP-Lettonia si trova in fase di ampliamento a brigata, come da piano adottato al Summit NATO di Madrid del 2022. La Lettonia in particolare, è stato il primo dei tre paesi baltici ad implementare le decisioni di Madrid a partire dal luglio 2024 con la trasformazione del battaglione nella NATO Multinational Brigade Latvia (MBL) da ottenersi mediante il rafforzamento a 2.200 uomini, del contingente canadese  ed ulteriori apporti da parte di Stati Uniti, Danimarca, Svezia, Spagna, Polonia e altri, fino ad un totale previsto di 3.500 uomini, da completarsi entro il 2026.A sua volta la NATO-MBL dipende da un comando divisionale, vale a dire la Multinational Division North (MDN) con comando suddiviso tra Ādaži e Slagelse, in Danimarca: costituita nel marzo 2019, la MDN è divenuta pienamente operativa il 7/7/2023 ed è subordinata al Multinational Corps Northeast di Stettino.Il battaglione multinazionale EFP-Lettonia è integrato da una parte dell'esercito lettone ed in particolare dalla Brigata fanteria meccanizzata di Ādaži che contribuisce con circa 2.000÷3.000 uomini dei circa 5.000 che fanno parte delle forze terrestri lettoni. Da notare come il battaglione EFP-Lettonia sia basato anch'esso ad Ādaži a conferma della stretta cooperazione tra le due entità militari, che le vede impegnate ambedue in esercitazioni volte a migliorare l'interoperabilità, quali la Crystal Arrow, la Silver Arrow e la Namejs 24.Un contributo nella difesa dell'Estonia, è previsto venga fornito anche dagli USA sebbene non siano precisamente noti i termini dell'impegno americano relativamente all'espansione dell'EFP a brigata, valutato indicativamente tra i 100 ed i 500 uomini, verosimilmente dei ruoli di supporto e specializzati. Impegno NATO a parte Washington in più occasioni ha provveduto ad inviare in Lettonia reparti comunque limitati in risposta a necessità contingenti: come nel febbraio 2022, quando 300 parà della 173a Brigata di Vicenza furono rapidamente spostati ad Ādaži. Per parte sua il governo di Riga ha più volte richiesto una presenza permanente americana in Lettonia, senza tuttavia ottenere riscontro verosimilmente per ragioni politiche.

 🔹LITUANIAIl territorio lituano è presidiato dal battaglione multinazionale NATO EFP-Lituania. Si tratta di una formazione meccanizzata a guida tedesca con base a Rukla, presso Kaunas. Complessivamente il battaglione enumera una forza variabile tra i 1.200 ed i 1.600 uomini messi a disposizione, oltre che dalla Bundeswehr (una unità di Panzergrenadieren), anche da Olanda (200÷300 militari), Belgio, Norvegia e Croazia (circa 50÷150 uomini cad.).Come gli altri, anche il battaglione EFP-Lithuania dispone di diversi assetti pesanti di supporto. Sono infatti presenti 10÷14 MBT Leopard 2A7 tedeschi, da 15 a 20 a IFV tedeschi Marder integrati da 5÷10. CV90 norvegesi, una batteria di obici semoventi tedeschi PzH 2000 con 4÷6 pezzi), almeno una batteria di mortai pesanti olandesi da 120mm, sistemi da AD Patriot, sistemi c/c Javelin e Milan e veicoli da ricognizione tedeschi Dingo e olandesi Fennek.  Attualmente il battaglione EFP-Lithuania si trova in fase di ampliamento a brigata, come da piano adottato al Summit NATO di Madrid del 2022 e con l'obiettivo di raggiungere i 4.000÷5.000 uomini entro il 2027. L'espansione a brigata comprenderà, tra gli altri, un rafforzamento della componente corazzata oltre che della rete logistica di supporto.Una volta operativa la nuova brigata, come già attualmente il battaglione EFP-Lithuania, verrà subordinata alla NATO Multinational Division Northeast (MDN-E), vale a dire un comando divisionale con sede a Elbląg in Polonia, che controlla anche il battaglione EFP-Poland nonché la 15a Brigata meccanizzata polacca su cui ricade la difesa del Suwalki Gap. A sua volta, la MDN-E dipende dal NATO Multinational Corps Northeast di Stettino.Il battaglione multinazionale EFP-Lithuania è integrato da una parte dell'esercito lituano ed in particolare dalla Brigata fanteria meccanizzata Lupo di Ferro di Rukla, la quale contribuisce con una base di 2.000÷3.000 soldati professionisti ampliabile fino ad un massimo di 5.000 uomini con il richiamo dei riservisti. La Brigata Lupo di Ferro, che rappresenta l'élite dell'esercito lituano, è parte integrante delle forze NATO e dipende anch'essa dalla MDN-E, con costante partecipazione ad esercitazioni congiunte quali Iron Wolf, Saber Strike e Baltic Defender. Un contributo nella difesa della Lituania, è previsto venga fornito anche dagli USA, con ruolo minore di supporto all'interno del battaglione EFP-Lithuania. Gli USA infatti non mantengono una presenza stabile in Lituania ma svolgono attività di dispiegamento temporaneo, con rotazione semestrale. Tempi recenti hanno visto ad esempio la rotazione di reparti di battaglione (500÷800 uomini) della 1a Brigata corazzata della 3rd Infantry Division di Fort Stewart, nonché del 66° Reggimento carri della 1a Divisione fanteria di Fort Riley. Complessivamente, il picco di truppe americane schierate in Lituania si sarebbe avuto nel febbraio/marzo 2022 con circa un migliaio di militari inviati in reazione all'invasione russa dell'Ucraina.
Come Fulda e più di Fulda. Il gap di Suwalki rimane l'incubo strategico dei pianificatori NATO. La sua rescissione, con una manovra congiunta dalla Bielorussia e da Kaliningrad taglierebbe i collegamenti terrestri NATO con i paesi baltici. Non a caso la Polonia sta schierando massicce forze attorno all'oblast di Kaliningrad

🔹VALUTAZIONI STRATEGICO-OPERATIVE
Sintetizzando quanto sopra è ragionevole supporre che la prima linea di difesa immediata NATO dei paesi baltici in caso di improvvisa escalation seguita da una repentina invasione che impedisca il preposizionamento prudenziale di ulteriori truppe NATO sia la seguente:▪️Estonia: Battaglione EFP con 2.000 uomini rafforzati da 1.000 estoni della 1a Brigata meccanizzata e da qualche centinaio di militari USA. Il previsto ampliamento del battaglione a brigata potrebbe apportare altri 2.000 uomini circa, ma non prima di 48÷72h, con equipaggiamento leggero. Possibile l'afflusso di reparti leggeri finlandesi (un reparto Jäger) via-mare o via aerea entro 24÷48h. Totale 3.500 uomini nell'immediato, più altri 2.500 nel giro di 72h.▪️Lettonia: Battaglione EFP con 2.000 uomini rafforzati rapidamente da 2.000 regolari lettoni della Brigata meccanizzata e da poche centinaia di militari USA. Possibile l'afflusso di un migliaio di riservisti della Brigata entro 24÷48h. Entro il 2026 il previsto ampliamento a brigata del battaglione EFP dovrebbe apportare altri 1.500 uomini di pronto impiego. Totale (nel 2026), circa 6.000 uomini nell'immediato, più un altro migliaio entro 48h.▪️Lituania: Battaglione EFP con 1.600 uomini integrati rapidamente da 3.000 regolari lituani della Brigata Lupo di Ferro, oltre che da poche centinaia di americani. Almeno 2.000 riservisti lettoni potrebbero affluire entro 72h. Entro il 2027 il previsto ampliamento a brigata del battaglione EFP dovrebbe apportare altri 2.500 uomini di pronto impiego. Totale (nel 2027), 7.500 uomini nell'immediato più altri 2.000 entro 72h.▪️Polonia: ai tre battaglioni EFP schierati nei paesi baltici si aggiunge quello basato in Polonia, a guida americana. Con sede a Bemowo Piskie, nel nord-est della Polonia, circa 180 km a SO del Suwalki Gap, dispone di una forza di 1.000÷1.500 uomini e ne è prevista l'espansione a brigata con aumento della partecipazione americana fino ad un totale di 3.000 uomini. Il battaglione opera a stretto contatto con la 15a Brigata meccanizzata polacca cui spetta la difesa del gap di Suwalki. Sia il battaglione EFP-Poland che la 15a Brigata fanno parte della NATO Multinational Division Northeast di Elbląg (MDN-E), a sua volta controllata dal NATO Multinational Corps Northeast di Stettino. In linea di principio il gruppo di forze della MDN-E dovrebbe avere il supporto della potente 16a divisione meccanizzata polacca, anch'essa ad Elbląg ma con baricentro maggiormente orientato su Kaliningrad.Al netto di eventuali ulteriori rafforzamenti (quali ad esempio l'attivazione di un nuovo battaglione EFP a guida svedese a Rovaniemi nel Finnmark entro il 2026), nel 2027 la prima linea NATO nel Baltico sarebbe costituita, nella migliore delle ipotesi da tre brigate multinazionali EFP supportate da tre o quattro brigate baltiche per un totale di circa 17.000 uomini di pronto impiego a cui si aggiungerebbero rapidamente la brigata EFP-Poland e la 15a meccanizzata polacca che apporterebbero altri 5.000 uomini almeno, per la difesa diretta di Suwalki: vale a dire un complesso adeguatamente moderno e reattivo ma ancora insufficiente a bloccare una massiccia invasione russa, che abbia Suwalki come Schwerpunkt nonché due altre direttrici (per esempio Narva e la Letgallia lettone) come linee di spinta alternative/secondarie.
Lo schieramento NATO nei paesi baltici. I battaglioni EFP sono in fase di ampliamento a brigata con completamento previsto entro il 2027. Bordate in rosso, le nove+1 brigate controllate direttamente dal Corpo d'Armata Northeast


Secondo gli analisti infatti l'attuale dispositivo difensivo della NATO nel Baltico sarebbe in grado unicamente di funzionare da filo d'inciampo (tripwire) alle colonne russe, con l'intento di guadagnare tempo necessario a fare affluire rinforzi dall'Europa ed attivare l'Articolo 5.Ad esempio, un rapporto RAND del 2016, periodicamente aggiornato, considera adeguata una difesa dei paesi baltici che comprenda non meno di 7 brigate tattiche immediatamente disponibili (35.000÷50.000): di cui 3-4 pesanti (corazzate e meccanizzate) a contrasto diretto delle direttrici d'avanzata, 2-3 brigate leggere o meccanizzate per la sola difesa del corridoio di Suwalki ed una ulteriore brigata in riserva operativa flessibile. Analoghe le valutazioni di Fabian Hoffmann, che giudica necessarie almeno 8 brigate NATO pienamente equipaggiate posizionate però in assetto di difesa avanzata e non come semplice filo d'inciampo: vale a dire nelle condizioni di poter effettivamente bloccare un attacco russo già sulla linea di confine o in prossimità di essa invece di limitarsi a rallentarne l'avanzata. Ed è proprio questo, allo stato attuale, il principale gap strategico-operativo della NATO nel Baltico: non avere un dispositivo di forze sufficientemente strutturato e denso da dissuadere un azzardo russo nel punto più debole del proprio schieramento, bensì di contare tutt'ora, per imbrigliare la Russia, su una combinazione di variabili che potrebbero risultare obsolete vale a dire:▪️la possibilità operativa di fare affluire rinforzi dall'Europa entro le prime cruciali 72h, superando (militarmente e politicamente) la bolla difensiva russa di Kaliningrad.▪️fare affidamento sull'Articolo 5 della NATO, ovvero sulla risposta rapida e reattiva di tutti i membri della NATO ad un'attacco russo: cosa attualmente tutt'altro che scontata nonché politicamente devastante se non dovesse funzionare.▪️la disponibilità di risorse ed assetti USA in quantità quasi illimitate (si pensi ai soli vettori strategici da trasporto), che in caso di latitanza totale o parziale americana legata ai chiari di luna trumpiani, potrebbero inficiare gravemente le capacità di risposta  tattica e strategica della NATO.Osservati al contrario, ossia dal punto di vista del Cremlino proprio questi punti deboli potrebbero essere l'innesco dell'azzardo russo contro il Baltico, basato sul principio della correlazione delle forze di cui avevo parlato in questo pezzo uscito per il blog inOltre: un'operazione limitata e rapida, ma basata sulla cosiddetta "santuarizzazione aggressiva" dei guadagni ottenuti (ad esempio il corridoio di Suwalki) e la minaccia di ritorsioni insostenibili, fino ad una apocalisse (anche nucleare) in caso di reazione NATO: una scommessa, anzi un'azzardo pericoloso ma che potrebbe indurre alcuni paesi dell'Alleanza a defilarsi, con conseguenze politiche devastanti per l'intero sistema occidentale.Da qui la necessità di procedere rapidamente ad un massiccio rafforzamento del confine NATO orientale e dell'Alleanza in generale. Una maggiore assertività politico-militare renderebbe molto più difficile un'azzardo russo aggiungendo variabili negative alla correlazione delle forze e quindi togliendo dalle mani di Putin il suo jolly principale, vale a dire la convinzione di una debolezza politica della NATO tale da annullare la sua superiorità militare.Oltretutto, anche qualora Mosca dovesse tentare il tutto per tutto, una maggiore robustezza dello schieramento NATO, in grado di bloccare le truppe russe sul confine o poco oltre, impedirebbe a Mosca di rivendicare conquiste ed avanzare pretese, vanificando quindi la santuarizzazione aggressiva e la stessa politica di ricatto militare (nucleare).Dunque, un approntamento difensivo adeguato ed assertivo del confine NATO orientale, da Narva a Suwalki, avrebbe sia un valore dissuasivo, sia un valore reattivo qualora la dissuasione fallisse e si arrivasse allo scontro. Allo stesso tempo non sarebbe (né potrebbe essere) aggressivo verso Mosca ma al contrario si limiterebbe a togliere delle opzioni offensive al Cremlino a tutto vantaggio della stabilità.Si tratta in fondo di un concetto molto semplice ben compreso nelle capitali NATO dell'est ma non ancora introiettato in alcuni settori politici della vecchia Kerneuropa ancora legati a vecchi schemi mercantili pre-invasione quando non a vere e proprie connivenze politiche con il Cremlino. Qualcosa comunque comincia a muoversi come dimostrato da altri programmi NATO attualmente in corso nel Baltico di cui parleremo nella seconda parte di questo articolo.





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