Parte seconda: le iniziative aeronavali e di difesa statica
3. Baltic Air Policing
Un secondo apporto NATO alla sicurezza dei paesi baltici è rappresentato dalla Baltic Air Policing (BAP), una missione di sicurezza aerea multinazionale volta a garantire il pattugliamento e la difesa dei cieli di Estonia, Lettonia e Lituania, che non dispongono di una adeguata forza aerea da caccia. La missione, iniziata il 30 marzo 2004, vedevano una limitata presenza dil 4 aerei NATO a rotazione semestrale, basati all'aeroporto lituano di Šiauliai, poi passati a 8÷12 dal 2014, con coinvolgimento della base estone di Ämari e di quella lettone di Lielvarde (dal 2024), quest'ultima utilizzata prevalentemente dai Typhoon tedeschi.
L'Italia è tra i paesi regolarmente contributori della BAP, unitamente a Spagna, Italia, Olanda, Regno Unito, Francia, Belgio, Norvegia, Danimarca, Stati Uniti, Polonia, Turchia, Romania, Portogallo, Repubblica Ceca, Canada e Ungheria, che nell'arco di oltre 20 anni di missione, hanno intercettato migliaia di velivoli, civili e militari, sorpresi a violare pee errore o per scelta, lo spazio aereo baltico: in maggioranza voli russi col trasponder spento, agganciati e poi scortati in zona di sicurezza. In alcuni casi, il comportamento dei banditi non è stato né professionale né tantomeno amichevole, bensì ascrivibile alla categoria delle provocazioni, con manovre di volo al limite del rischio da parte dei piloti russi, come documentato da questo articolo sulle provocazioni russe nell'area del Baltico: 1992-2013 e 2014-2025.
Non a caso nel 2024 è anche aumentata la media delle intercettazioni scramble, tanto da indurre il comando NATO a valutare un piano di aumento delle nazioni contribuenti alla BAP e relativo incremento delle rotazioni al fine di ridurre i carichi di lavoro sui team schierati.
Allo stato attuale la missione BAP coinvolge fino fino a circa 200 uomini tra piloti, tecnici e personale di supporto, collegati a 12 velivoli, tra cui caccia avanzati come F35, Typhoon e Rafale armati tuttavia, per ragioni politiche, di soli missili da intercettazione (AMRAAM e Sidewinder) che ne precludono l'utilizzo in operazioni d'attacco.
Come nel caso della missione EFP, anche per la BAP la NATO ha in corso piani di espansione ed integrazione con altre iniziative di sicurezza in corso nell'area. In particolare è in corso di valutazione la possibilità di schierare in forma permanente sistemi di difesa aerea a lungo raggio come i Patriot, integrandoli con i caccia quale difesa da droni e missili. Dispiegamenti a rotazione di sistemi Patriot in Lituania sono già avvenute in passato, come nel caso di una batteria olandese nel luglio 2024.
Analogamente, sono in elaborazione le procedure di integrazione con il sistema AD NASAMS-3 recentemente acquisito dalla Lituania, con consegne da completarsi entro il 2028. È stata anche prevista la completa integrazione della BAP con la nuova missione NATO Baltic Sentry, inaugurata nel 2025.
![]() |
Patch della Baltic Air Policing 2009, in questo caso del contingente ceco |
4. Baltic Sentry
Si tratta di una nuova missione navale NATO ufficialmente lanciata il 14 gennaio 2025, durante il summit dell'Alleanza di Helsinki, in risposta a una serie di sospetti sabotaggi alle infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico, in particolare con danneggiamento di cavi energetici e di telecomunicazione tra Finlandia ed Estonia il 25 dicembre 2024.
Pianificata inizialmente su una durata di 90 giorni, Baltic Sentry risulta tutt'ora in corso con probabilità di diventare una missione permanente, o quantomeno finché sussistono le cause che l'avevano attivata. Nel suo genere è analoga all'Operazione Nordic Warden della Joint Expeditionary Force (si veda oltre), a sua volta lanciata il 7 gennaio 2025 con giurisdizione sopra il Mare del Nord, la Manica ed il Kattegat.
Tecnicamente, Baltic Sentry è coordinata dal Comando delle Operazioni Alleate (Allied Command Operations, ACO) di Mons sotto l’autorità del Comandante Supremo Alleato in Europa (SACEUR), Generale USA Christopher Cavoli. Il Comando Marittimo Alleato (MARCOM) di Northwood (UK) sovrintende la missione nelle sue linee generali, mentre il Comando Task Force Baltic (CTF Baltic), con sede a Rostock, in Germania, ne coordina le attività nella regione baltica.
Sebbene il focus principale della missione siano le acque di superficie e sottomarine del Baltico, Baltic Sentry è in effetti una operazione multidominio, che comprende anche le dimensioni terrestre, aeronautica, spaziale e cyberspaziale, attraverso l'utilizzo di navi, droni, satelliti, aeromobili oltre a tecnologie avanzate per il monitoraggio delle infrastrutture sottomarine.
Focalizzata sul Baltico, la missione coinvolge risorse aeronavali variabili degli otto paesi rivieraschi NATO (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Svezia), ma anche di altri membri dell'Alleanza che hanno avuto occasione di prendervi parte in questi mesi con propri assetti specializzati (Francia, Paesi Bassi, UK e USA). Particolarmente importante l'apporto svedese, composto da tre navi ed un aereo pattuglia.
Basicamente le unità navali partecipanti a Baltic Sentry provengono dalle risorse nazionali degli stati rivieraschi nonché a rotazione da due principali gruppi navali NATO permanenti, vale a dire:
▪️Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG-1). Forza di risposta rapida d'altura con sede a Northwood e giurisdizione sopra il Nord Atlantico ed il Mare del Nord. Include la fregata olandese Tromp, distaccata nel Baltico, ovvero altre navi per missioni a rotazione.
▪️Standing NATO Mine Countermeasures Group 1 (SNMCMG-1). Forza di risposta rapida per contromisure di mine, con giurisdizione sopra il Nord Atlantico ed il Mare del Nord. Include il cacciamine tedesco Datteln e la nave idrografica olandese Luymes, specializzate in guerra sottomarina e sorveglianza del fondale marino, ambedue attualmente distaccate nel Baltico.
Complessivamente Baltic Sentry dispone di una decina di assetti navali variabili, che operano in sinergia con il NMCSCUI o NATO Maritime Centre for Security of Critical Underwater Infrastructure di Northwood, UK, vale a dire una entità NATO istituita nel maggio 2024 allo scopo di monitorare e mappare anche in collaborazione con il settore privato, le migliaia di km di infrastrutture strategiche sottomarine raccogliendo dati e contrastando ogni possibile forma di sabotaggio ed aggressione, comprese le minacce ibride. Rientrano in questo ambito le manovre non ortodosse di navigazione, come il trascinamento di ancore sul fondale oppure la sosta prolungata in prossimità di cavi IT o altro, come nel caso del cargo cinese Yi Peng 3, trattenuta per oltre un mese dalle autorità danesi per sospetto danneggiamento intenzionale di cavi sottomarini nel Baltico il 17 e 18/11/24.
La protezione delle infrastrutture sottomarine è infatti la missione principale di Baltic Sentry: si pensi all'importanza dei cavi elettrici dei gasdotti ed oleodotti e delle piattaforme eoliche offshore, per non parlare della parte baltica degli oltre 1,3 milioni di chilometri di cavi sottomarini, che su scala globale trasportano il 95% del traffico internet e supportano transazioni finanziarie per circa 10 trilioni di dollari al giorno.
Oltre a ciò Baltic Sentry contribuisce a contrastare la Flotta Ombra russa, tracciando rotte, effettuando ispezioni ed eventualmente ponendo sotto sequestro le navi sospettate di violazione delle sanzioni, come nel caso della petroliera Eagle S. di cui avevo parlato qui.
Oramai in corso da oltre sei mesi, Baltic Sentry rappresenta uno sviluppo positivo della postura NATO sulla questione sicurezza delle acque baltiche, sia in termini di assertività che di reattività: infatti, dopo i diversi incidenti avvenuti nel novembre/dicembre 2024 non sono stati più rilevati danneggiamenti alle infrastrutture subacquee da dopo l'attivazione di Baltic Sentry: il che lascia intuire una efficacia della missione in termini di deterrenza.
Tuttavia, la ridotta disponibilità di naviglio assegnato alla missione, la vastità dell'area e la complessità del lavoro rappresentano altrettanti limiti, ai quali va aggiunto il fatto di dover dipendere per una parte degli assetti, da comandi NATO fuori-area già oberati di impegni: ragione per la quale sarebbe opportuno pensare all'attivazione di un nuovo gruppo navale SNMG-3 competente sul Baltico, così da lasciare i gruppi SNMG-1 ed SNMG-2 liberi di concentrarsi su Nord Atlantico e Mediterraneo rispettivamente. Prospettive di certo impegnative, a fronte però di una posta in gioco di altissimo valore.
5. Baltic Defence Line. Dal primo miglio
Per decenni sono state considerate un retaggio obsoleto del passato, una reliquia di un modo di concepire la guerra irrimediabilmente superato dalla potenza e precisione dei mezzi moderni e dalle dottrine tattiche di impiego dei medesimi, pienamente integrati gli uni nelle altre entro una sfera multidominio tale da garantire ai comandi una completa situational awareness in tempo pressoché reale nella gestione del campo di battaglia.
L'esperienza della guerra in Ucraina ha tuttavia dimostrato come le fortificazioni campali siano tornate ad essere un elemento chiave della strategia difensiva ucraina (ed anche di quella russa nell'estate 2023) in particolare quando integrate in un sistema tattico completo comprendente artiglieria, droni, sensori, radar, difese passive, contro-mobilità e difesa antiaerea: il tutto coordinato da un efficace sistema C5 di comando e controllo.
Quindi non più solo avamposti frangiflutti, bunker e linee di trincee facilmente saturabili da un nemico in possesso di risorse numeriche superiori, nonché aggirabili con la manovra aggressiva, ma un sistema integrato capace di frapporre ostacoli crescenti e coordinati alle percussioni dell'avversario fino a costringerlo a perdere il momentum già dal primo miglio della linea di partenza o poco oltre. In altre parole, l'idea di base è quella di ridurre al minimo le possibilità di manovra del nemico canalizzandolo e quindi colpendolo entro apposite killing zones: che tradotto significa modellare il campo di battaglia a vantaggio del difensore, evitando che sia l'attaccante a scegliere il dove e come colpire secondo il principio del "rallentare", "reindirizzare, "esporre". Non quindi un semplice ritorno all'antico come una vecchia e statica Maginot, ma un rinnovamento dell'antico in base ai canoni iperdinamici della guerra moderna.
È il principio che pare essere stato adottato da paesi baltici e Polonia nell'edificazione della cosiddetta Baltic Defence Line (BDL), vale a dire una linea difensiva a ridosso del confine russo estesa da Narva a Brest-Litovsk, che ciascuno dei quattro paesi ha intrapreso lungo il proprio confine orientale con l'intento poi dare continuità ai singoli spezzoni nazionali. Non pare un caso, quindi, che quegli stessi paesi siano usciti dal Trattato di Ottawa sulle mine antiuomo che presumibilmente diventeranno parte della linea difensiva.
Il progetto di dare vita ad una linea difensiva baltica, da Narva a Suwalki venne annunciato il 19 gennaio 2024 dopo un summit tra i ministri della difesa dei tre paesi baltici, con inizio lavori previsto per maggio 2024 in Lettonia, fine estate 2024 Lituania e giugno 2025 in Estonia, con uno sviluppo di quasi 1.000 km e 600 bunker, da raccordarsi poi con l'analoga iniziativa avviata nel maggio 2024 dalla Polonia lungo il confine con la Bielorussia: il tutto per uno sviluppo complessivo di quasi 1.400 km.
L'annuncio dell'edificazione della linea difensiva arriva in coerenza con la decisione NATO, annunciata nel 2022 ma fattivamente implementata nel 2024, di espansione a brigata dei battaglione EFP baltici, a conferma dell'urgenza e delle preoccupazioni dell'Alleanza relativamente al proprio fianco nord-orientale. Da sottolineare poi come i tre paesi baltici stiano lavorando per ridurre altre due potenziali vulnerabilità:
▪️la prima è la disconnessione dalla rete elettrica russa e la conseguente integrazione con quella europea avvenuta l'8 febbraio 2025, che elimina i possibili ricatti energetici russi e relativi blackout che Mosca avrebbe certamente provocato in caso di conflitto.
▪️La seconda e il progressivo abbandono, sulla rete ferroviaria, dello scartamento largo russo in favore di quello ridotto europeo, che si prevede venga completato nel 2030. Un'opera di ingegneria civile denominata Rail Baltica, ma che avrà ricadute anche sulla mobilità militare, in quanto faciliterà da un lato i collegamenti con gli altri paesi NATO/UE e dall'altro renderà difficoltosi quelli diretti con Russia e Bielorussia, compreso l'utilizzo delle ferrovie durante una invasione, tra cui l'importante tratta Minsk-Riga.
▪️ESTONIA
Orograficamente l'Estonia è avvantaggiata dal possedere un confine con la Russia segnato dai laghi Peipus e Pikhva e dal fiume Narva, ovvero ostacoli naturali che complicano i piani di un invasore: in pratica sono considerati vulnerabili 210 km dei circa 270 km di confine comune. Pertanto in Estonia i lavori appaiono concentrati nell'angolo sud-orientale della paese, a sud del Peipus, con lo scavo dei primi tratti di fossato anticarro, cui seguiranno bunker, depositi ed infrastrutture, oltre ad una nuova base militare a Narva: città considerata un altro degli obiettivi prioritari di una eventuale invasione russa. Le strutture fisse è previsto vengano poi implementate da quelle posizionabili alle prime avvisaglie di un conflitto, quali campi minati, denti di drago ed altri ostacoli alla mobilità, il cui posizionamento è la parte secretata dell'intero progetto. La difesa del confine, già dal primo miglio, è pensata per essere supportata da adeguato apporto di fuoco indiretto: rientra in quest'ottica l'acquisizione da parte dell'esercito estone di sistemi Himars dagli USA.
Non direttamente parte della BDL, ma comunque collegato al rafforzamento dei confini nazionali, è il progetto della Guardia di Frontiera estone di affidare a droni armati navali il pattugliamento del fiume Narva e delle acque del Peipus: un progetto start-up a doppia valenza civile e militare, anche di risposta all'aumentata attività ed aggressività della Guardia di Frontiera FSB russa sulle sponde opposte delle medesime acque.
▪️LETTONIA
La Lettonia condivide un confine di 387 km con Russia e Bielorussia, segnato dai numerose strade che facilitano il traffico transfrontaliero, senza caratteristiche orografiche degne di nota in grado di rallentare una eventuale invasione. Perdipiù, l'area della BDL sorge in una regione, la Letgallia, a diffusa presenza etnica russa, che Mosca potrebbe strumentalmente utilizzare in operazioni di guerra ibrida, comprese cause legali collegate all'esproprio e risarcimento dei terreni su cui dovranno sorgere le fortificazioni, funzionali al rallentamento del progetto.
Nel progetto BDL Riga intende investire oltre 300m USD in cinque anni, da utilizzarsi in lavori di anti-mobilità, stoccaggio di materiali, realizzazione di fortificazioni, rafforzamento della Guardia di Frontiera ed acquisizione di mezzi. A ciò si aggiungono regolari esercitazioni di prontezza operativa tra cui, particolarmente importante, la Namejs 2024 che ha coinvolto forze NATO, la difesa civile nazionale e l'intero complesso militare e paramilitare lettone, con focus su mobilitazione, infrastrutture ed operazioni di anti-mobilità ai confini con Russia e Bielorussia.
▪️LITUANIA
La Lituania si trova in una posizione simile alla Lettonia, salvo un'area di confine quasi due volte e mezzo più grande da proteggere, attraversata da ferrovie e strade e con la propria capitale, Vilnius, posta a soli 40 km dal confine bielorusso, quindi a tiro dei più moderni sistemi russi d'artiglieria. Non è dunque un caso che nel 2024 il governo di Vilnius abbia approvato un programma di difesa civile del costo di quasi 300m USD, comprendente un sistema di allarme precoce e la costruzione di nuovi rifugi per la popolazione civile.
Sotto questo punto di vista il governo lituano sembra avere preso sul serio le volgari minacce di Medvedev secondo cui "la Lituania è un paese che non esiste". Infatti, secondo dichiarazioni recenti la Lituania avrebbe intenzione di investire nel comparto difesa il 5-6% del PIL entro il 2030, di cui 1,1mld € riservati al progetto BDL, comprendenti l'accumulo di scorte di mine e sistemi anticarro, scavo di trincee anticarro, approfondimento dei canali di irrigazione a guisa di ostacoli alla mobilità, riforestazione delle aree di confine, minamento di ponti, strade e tratti di confine con ordigni intelligenti, guerra elettronica, sorveglianza e sistemi anti-drone, nonché integrazione di tratti paludosi nel sistema anti-mobilità.
Tale progetto sarà costituto da un parte strutturale ed una parte implementare: la prima formata dalle installazioni e manufatti predisposti fin da subito, come trincee, bunker, scavi ed allestimenti di lunga durata, mentre la seconda costituita da ostacoli rimovibili, come cavalli di Frisia, denti di drago, mine ed altre istruzioni che verranno invece accantonati in 27 magazzini situati in prossimità dei punti di allestimento, pronti ad essere posizionati nell'imminenza del conflitto
6. East Shield, prolungamento polacco
![]() |
Un tratto della Tarcza Wschodnia o East Shield, in costruzione nel settore di Tolcze. Fonte: X.com/Straz_Graniczna |
![]() |
I dieci paesi membri della JEF la cui componente navale JEF-M ha recentemente operato nel Baltico come Operazione Nordic Warden |
Nessun commento:
Posta un commento