Cerca nel blog 🔍

lunedì 2 giugno 2025

Elegia dell'idiota



Elegia dell'idiota


Baltici, polacchi, scandinavi. Tutti hanno repulsione di Mosca. Ne avvertono la minaccia. Chiedetevi perché.

Perché loro li conoscono. Li hanno subiti, li hanno combattuti, li hanno visti all'opera sul loro stesso territorio. Hanno pagato col sangue le porcate di Mosca. Sanno di cosa sono capaci.

Quindi si attrezzano, come è giusto che sia. Si riarmano, si integrano. Non hanno problemi a chiamare nemica la Russia.E siccome li conoscono, da loro dovremmo imparare. Dovremmo imitarli, se non altro per buon senso.

E invece no: noi preferiamo farci le seghe davanti allo specchio deformante per vedercelo più grosso, troppo orgogliosi per prendere esempio, troppo ignoranti per capire di esserlo.

Perché giammai definire nemica la Russia.

Ci portavano i soldini in Adriatico i russi, oltre a zoccolame da sbarco per i gonzi di turno.

Compravano i nostri vini del cazzo i russi. I nostri formaggi pregiati. I nostri mobili così eleganti, delle fabbrichette del trevigiano in quota Lega e degli artigiani del barese in quota mafia.

E col sorriso untuoso di quelli che ci stavano per fottere, ci vendevano (non regalavano) il loro fottuto gas siberiano, con cui per anni si sono tenuti in mano le nostre palle.

E noialtri italidioti, poveri stronzi provinciali con l'ombelico come obiettivo ed il culo al posto del cervello; noi che pensando di essere più furbi, ci siamo venduti ai russi come puttane per un pugno di monete.

Noi le zoccole dei giri di valzer, che siamo alleati ma non più di tanto, che siamo contro ma in fondo anche con; che siamo nemici ma fino ad un certo punto.

Noi furbetti del quartierino, convessi con i concavi e concavi con i convessi, come Silvio insegnava: quell'arcitaliano che mezza Italia detestava ma solo perché vedeva in lui il proprio specchio riflesso.

Noi mercanti di tappeti, che tiriamo a fottere l'ingenuo, ma sempre con il piede in due scarpe e le chiappe a disposizione di quelli furbi e forti che ci offrono di più.

Noi magliari da bancarella, fascisti per convenienza, antifascisti per moda. In nessun caso per convinzione, molto spesso a giorni alterni.

Noi qualunquisti del fottesega, di inossidabili principi da applicare solo agli altri, dogmatici ma anche relativisti perché tutto si tiene e tutto fa brodo e del porco non si butta via nulla. 

Fascisti che commemorano a Predappio, con la camicia nera sotto il doppiopetto grigio, sentori di dopobarba da discount e nostalgie di ricino da ingoio, ministeriali in pubblico ed alalà in privato.

Comunisti duri e puri, spacciatori di valori etici a coprire i troppi scheletri nascosti negli armadi ed in fosse anonime della bassa emiliana, per decenni a pasturare nella greppia del Cremlino, fondi neri e gladio rosse. 

Cattolici da sacrestia con la Messa di domenica mattina e la troia d'ordinanza dopo pranzo il pomeriggio, con la scusa del baretto e degli amici del bianchetto.

Leghisti di bassa lega, ignoranti come paracarri ma sempre meno che cialtroni,  prostitute del Cremlino tra t-shirt da Piazza Rossa e salamelle da Pontida.

Sovranisti patriottardi dell'italietta da operetta, opliti feroci delle proprie libertà ma sticazzi di quelle altrui, pensatori indipendenti ma servi contenti del padrone di Mosca.

Cinque stelle grancazzari, signori del vaffanculo, masanielli da cabaret, a volte con, ma quasi sempre contro, né destra né sinistra, né movimento né partito, né opposizione né governo, né carne né pesce. Praticamente un cazzo vuoto.

Noi, semplicemente, inossidabilmente, ignorantemente stronzi.




Nessun commento: