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mercoledì 11 giugno 2025

Il leone e l'orso: la situazione al confine russo-finlandese

Hyökkäys. L'attacco. Edvard Isto, 1899. Museo Nazionale di Helsinki. Allegoria dell'aquila bicipite russa che aggredisce la nazione finlandese cercando di ghermirle il libro della Legge




Nota generale

Questo articolo va considerato come un ulteriore approfondimento di quanto già descritto nelle due puntate precedenti: "Nella tana dell'orso. Le infrastrutture militari russe nella penisola di Kola. Parte prima: le basi navali" e "Parte seconda: le basi aeree".


Introduzione

Cosa succede veramente lungo il confine russo-finlandese e quale scenario si configura alla luce della crescente tensione tra Mosca e l'Occidente?

Possiamo davvero dire di essere di fronte ad un preoccupante bild-up militare russo prossimo a trascendere in uno scontro diretto? 

Ed in questo caso potrebbe essere la Finlandia lo Schwerpunkt strategico in grado di consentire alla Russia di raggiungere il proprio obiettivo esistenziale, vale a dire un collasso politico della NATO tale da rendere l'alleanza incapace di reagire militarmente ad un'aggressione ad uno o più dei suoi stati membri?

Per rispondere a questa domanda occorre ritornare al dicembre 2022, vale a dire all'annuncio dell'allora ministro della difesa Shoigu di riforma dello strumento militare russo attraverso un piano di ristrutturazione e rafforzamento dei reparti ed assetti entro un orizzonte temporale limitato comprendente tra le altre cose, la riattivazione dei distretti militari di Leningrado (DML) e Mosca ( DMM) e lo scioglimento del Distretto Militare Occidentale (DMO).

Relativamente al DML, la riforma Shoigu prevedeva l'ampliamento delle strutture fisse, l'ammodernamento della rete ferroviaria e l'upgrading di diverse brigate al rango di divisioni: il tutto nell'ottica di costituire un nuovo comando di Armata e di affiancare al 14° Corpo d'Armata di Kola un ulteriore corpo d'armata (il 44°) per il settore Carelia. 

È interessante sottolineare come, a seguito di tale riforma, l'oblast di Kaliningrad, precedentemente parte nel DMO, sia stato trasferito al DML. Sul ruolo di Kaliningrad e la sua guarnigione (essenzialmente formata dall'11°Corpo d'armata), si veda l'articolo Bastione Kaliningrad su questo blog. 

Attraverso tale ristrutturazione le forze russe schierate nel DML dovrebbero salire da 30.000 a circa 80.000 effettivi, mentre per l'intero complesso militare russo la riforma Shoigu è previsto comporti una espansione da un milione ad 1.5 milioni entro il 2026.

Alla luce di tutto questo, nei paragrafi successivi proveremo a riassumere l'attuale dispositivo militare russo tra Murmansk e Leningrado.

Sopra, l'attuale Distretto Militare di Leningrado. Sotto, la precedente configurazione: in blu è rappresentato l'OSK Server. Come si può notare, la regione Carelia, indicata dalla freccia, faceva parte del Distretto Militare Occidentale (in rosso), disciolto nel gennaio 2024 





Le forze terrestri russe nella penisola di Kola

Fino all'inizio del 2024, il nucleo delle forze terrestri russe nel profondo nord era costituito da due brigate artiche e da una brigata fanteria di marina, con relativi supporti.

Queste forze dipendevano dal comando Flotta del Nord che dal gennaio 2021 aveva anche il ruolo di distretto militare sotto la denominazione di OSK Sever (Obedinonnye Strategicheskoe Komandovanie), con base a Severomorsk e giurisdizione sopra la penisola di Kola ed una larga porzione del territorio artico continentale occidentale russo, esclusa la Carelia.

Più specificatamente, dall'OSK Sever dipendevano le seguenti unità terrestri.

🔹14° Corpo d'Armata di Murmansk, costituito nell'aprile 2017 e formato da due brigate fucilieri specificatamente addestrate ad operare in ambiente artico, affiancate da una brigata fanteria di marina:

- 200a Brigata motorizzata artica (08275) con base a Luostari a circa 15km dal confine norvegese ed a 65 da quello finlandese. Comprende tre battaglioni motorizzati, un battaglione carri, tre battaglioni di artiglieria, due battaglioni antiaerei misti ed un battaglione anticarro. Buona parte dei materiali erano stati configurati come varianti polari dei modelli standard.

- 80a Brigata motorizzata (34667) di Alakurrti a sud di Murmansk ed a circa 60km dal confine finlandese. Comprende tre battaglioni motorizzati, un battaglione da ricognizione, un battaglione di artiglieria semovente 2S1 ed un battaglione antiaereo. Dispone di cingolati da neve ed altri veicoli specializzati ad operare in ambiente artico. 

🔹61a Brigata fanteria navale (38643) di Murmansk. Dipende dal comando Flotta del Nord ed è basata nella cittadella militare di Sputnik, 5Km ad ovest di Pechenga. Sì compone di un battaglione fanteria di marina, un battaglione aviotrasportato, un battaglione da ricognizione, una compagnia corazzata due battaglioni di artiglieria ed un battaglione antiaereo.

Mobilitate per l'invasione nel febbraio 2022 ambedue le brigate 200a e 61a continuano ad operare in Ucraina, unitamente ad almeno un gruppo di battaglione della 80a brigata con un centinaio di mezzi pesanti e possibilmente 800 uomini su 2.000. Tutte le unità avrebbero subito pesanti perdite, tanto che già nell'estate 2022 sarebbe stato fatto affluire in Ucraina un battaglione composito formato da volontari, guardie costiere, marinai e personale militare vario reclutato nella regione di Kola.

Nel gennaio 2024 la riforma annunciata da Shoigu porta allo scioglimento dell'OKS Sever ed alla inclusione della penisola di Kola nel nuovo Distretto Militare di Leningrado (DML) con conseguente spostamento del baricentro strategico del dispositivo militare russo settentrionale dal settore artico a quello Baltico, asseritamente come risposta all'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. 

Tale riforma produce come conseguenza immediata la perdita dello status di distretto militare da parte della Flotta del Nord, che viene quindi temporaneamente inclusa tra gli assetti subordinati al distretto di Leningrado prima di passare (dicembre 2023) sotto il diretto controllo del comando Marina di Mosca.

A sua volta risulta programmata l'attivazione di un comando d'armata combinata incaricato di porre sotto il proprio controllo il 14° Corpo d'Armata con le brigate 200a e 81a, nonché una nuova divisione motorizzata, costituita a Pechenga nel 2024 su due reggimenti fanteria (126° e 127°) cui viene assegnato il numero ordinale 71. Il nuovo comando d'armata, una volta a regime, dovrebbe ricevere anche la 61a Brigata fanteria di marina, fino al 2024 subordinata al comando Flotta del Nord.

Sempre come parte del 14° Corpo d'Armata, nel dicembre 2023 avrebbe inoltre completato la formazione, nel 425° Centro Mobilitazione di Lupche, la 104° Brigata artiglieria di Kandalaksha, poi anch'essa inviata in Ucraina.

Secondo l'intelligence norvegese, allo stato attuale le forze terrestri russe nella regione di Kola si sarebbero ridotte ad 1/5 rispetto a prima dell'invasione: una situazione temporanea che non deve trarre in inganno. A confermarlo è il viceammiraglio Nils Andreas Stensønes comandante del NIS, parlare di forze russe indebolite "è corretto dal punto di vista della consapevolezza della situazione, ma è sbagliato dal punto di vista della pianificazione".



Organigramma (semplificato) delle forze russe a Kola ed in Carelia



Le forze terrestri russe nel settore Carelia

La componente di terra delle forze russe nel settore Carelia si compone essenzialmente da due gruppi di forze, il primo dei quali è rappresentato dal 44° Corpo d'Armata, attualmente dislocato in Ucraina.

Si tratta di una unità di recente formazione, annunciata da Shoigu nel dicembre 2022 ed effettivamente attivata nel marzo 2024 contestualmente alla riattivazione del Distretto Militare di Leningrado, che ha quindi assorbito l'OSK Server. 

Tale ristrutturazione ha portato all'inclusione nel distretto di Leningrado dell'intera regione finno-baltica antistante Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania, creando così un comando strategico unificato esteso dal mare artico al confine bielorusso: il tutto allo scopo di coordinare le operazioni contro il fianco nord-orientale della NATO ed allo stesso tempo trasformare la Carelia in una Kaliningrad 2.0, ovvero una sorta di bastione in grado di proteggere i vitali collegamenti tra Mosca e la regione di Kola, sede di una considerevole parte del deterrente strategico russo.

Ne è conseguita l'attivazione, nella primavera 2024, del 44° Corpo d'Armata di Petrozavodsk, formato dalle seguenti unità:

-72a Divisione motorizzata. Sarebbe stata formata nel 2024 da tre reggimenti fucilieri ed una brigata d'artiglieria. Si troverebbe attualmente in Ucraina. Non è noto al momento quale località russa sia stata scelta come HQ/Guarnigione.

-128a Brigata motorizzata indipendente (41772), costituita nella primavera 2024 e basata a Sortavala, sulla sponda NO del Ladoga, a circa 30Km dal confine finlandese. La brigata si trova attualmente in Ucraina.


Oltre a ciò, sempre nel 2024 (maggio) è stata upgradata a 69a Divisione motorizzata (02511) la ex-138a Brigata autonoma di Kamenka, subordinata alla 6a Armata Combinata (31807) di Agalatovo, località sull'istmo di Carelia circa 70Km a SE di Kamenka. 

Tale armata, che è l'unità di più alto rango del DML e forma il nucleo del secondo gruppo di forze a protezione di San Pietroburgo, appare baricentrata in modo da coprire sia la parte SE del confine finlandese e l'istmo di Carelia (con la 69a), sia il confine estone presso Narva con la 68a Divisione motorizzata (29760) di Luga, 124Km a SE di Narva. Negli organici d'Armata sono presenti anche due brigate di artiglieria semovente (la 9a di Luga e la 268a di Pushkin) ambedue in Ucraina, nonché una brigata missilistica antiaerea (la 5a di Gorelovo e Lomonsov)

Attualmente la 69a Divisione si trova dislocata in Ucraina, così come la 68a, a sua volta formata nel gennaio 2024 per espansione della ex-25a Brigata fucilieri (29760) di Vladimirsky, località presso il confine estone, tra Pskov e Luga.

Vladimirsky lager, sede della 25a Brigata motorizzata, ora ampliata a 68a Divisione


Sempre dalla 6a Armata dipende la 26a Brigata missili (54006) di Luga; formata da tre battaglioni dotati di Iskander-M, si trova sul fronte ucraino e risulta essere stata duramente colpita in tempi recenti. 

A Promezhitsy presso Pskov, circa 170Km a sud di Narva, nel settore della 6a Armata ma subordinata direttamente al comando DML si trova la base della 2a Brigata Spetsnaz del GRU  (64044), formata da tre battaglioni. Inviata in Ucraina, dove si trova tutt'ora, la brigata risulta abbia subito pesanti pesanti perdite durante uno dei primi tentativi di prendere Kharkiv il 27 febbraio 2022.

Pskov è sede della 76a Divisione da assalto aereo (07264), una nota unità aviotrasportata subordinata al comando VDV, forte di tre reggimenti. Dispiegata in Ucraina fin dal febbraio 2022, la divisione ha subito gravissime perdite ed risulta documentalmente coinvolta nell'eccidio di Bucha.

Secondo quanto riferito dal Ministero della Difesa russo, nell'aprile 2024 sarebbe stata costituita ed assegnata al DML la nuova 70a brigata missilistica dotata di Iskander-M.

A detta del Cremlino l'attivazione di questa unità, potenzialmente in grado di usare testate nucleari tattiche, sarebbe una "risposta" all'ingresso della Finlandia nella NATO. Non risultano al momento dettagli circa la collocazione della brigata, che dovrebbe entrare a fare parte del 44° Corpo d'Armata.

La base di Kamenka sede della 138a Brigata, dove recentemente restaurata e potenziata. Nel punto indicato dalla freccia sono state installate un centinaio di tende militari (non presenti nella foto) 



Hyökkäys: minaccia vera o presunta?

Allo stato attuale, considerando l'impegno in Ucraina, la componente militare terrestre russa nel settore Kola-Carelia antistante il confine finlandese appare piuttosto ridotta e non in grado di rappresentare una minaccia concreta nell'immediato futuro.

L'ampiezza del territorio, la scarsità delle forze di Mosca presenti in teatro e la solidità militare di paesi come Finlandia e Svezia non giocano a favore di una operazione militare russa nel prevedibile futuro né in forma limitata né tantomeno su larga scala.

A questo vanno aggiunte le gravi perdite in uomini ed equipaggiamenti subite in Ucraina che richiederanno tempo e risorse per essere ripianare adeguatamente, vale a dire con personale addestrato e mezzi moderni.

Tutto bene quindi?

Non esattamente. Il fatto che Mosca non sia attualmente pronta per uno scontro militare sul fianco nord della NATO non significa che non lo potrà essere in un futuro non troppo lontano, una volta concluso in qualche modo l'impegno in Ucraina. Si consideri quanto segue.

🔹Le capacità russe di rigenerare le proprie forze, quantomeno in termini numerici rimangono elevate con una media di oltre 30.000 reclute al mese sia pure sommariamente addestrate. Ne deriva quindi, una volta terminata la guerra in Ucraina, una ricostruzione completa degli organici prebellici stimabile in circa tre anni, fermi restando i tempi più lunghi necessari  al riequipaggiamento dei mezzi, in particolare quelli pesanti.

🔹le capacità operative della Flotta del Nord rimangono sostanzialmente invariate rispetto a prima dell'invasione, fatta eccezione per la fanteria di marina. La Flotta è in grado di condurre attività offensive-difensive entro i limiti delle green-water, nonché di infliggere gravi danni a forze ostili che tentassero di introdursi nella bolla di Barents (Bastione Ovest).

🔹Invariata rimane anche la deterrenza nucleare garantita dagli SSBN, mentre il recente  esodo dei bombardieri strategici dalla base si Engels è solo temporaneo e legato alla guerra in Ucraina. Le capacità d'attacco con gli SSN restano le stesse.

🔹Non è necessario per la Russia raggiungere la superiorità militare sulla NATO e neanche la parità assoluta, per tentare qualche azione di forza in grado di mettere in grave difficoltà l'alleanza in termini politici. Mosca adotta il principio della "correlazione delle forze" nella pianificazione del suo approccio strategico: ciò significa che può coglie l'opportunità di agire ogni qual volta se ne presenti l'occasione, indipendentemente dall'avere o meno superiorità su ciascuno dei singoli fattori (politici, militari, economici, ideologici, sociali, ecc.), che compongono il problema strategico; ciò che conta per Mosca è che ad essere favorevole sia la valutazione combinata dei fattori, tale da creare quella massa critica necessaria a farle raggiungere l'obiettivo, compresa una superiorità di forze a livello locale, anche solo temporanea ma facilmente raggiungibile con l'accumulo delle risorse disponibili. In sintesi le probabilità di un'azione russa non sono legate unicamente alle proprie capacità militari e sarebbe fuorviante per l'Occidente, considerarle un parametro di valutazione assoluto.

🔹Mosca può quindi scegliere di agire all'apparire di una finestra di opportunità favorevole, approfittando di scenari a basso costo e ad alta redditività e sfruttando sorpresa,. velocità e spregiudicatezza come moltiplicatori di forze in grado di ostacolare se non vanificare la reazione di un avversario disorientato dal fatto compiuto. Ne abbiamo avuto un esempio-scuola nell'annessione della Crimea 2014, ed anche l'invasione dell'Ucraina sarebbe potuto esserlo se solo si fosse conclusa in tre giorni o poco più.

🔹Nei prossimi anni, mentre procederà ad un massiccio programma di riarmo e militarizzazione totale della società, Mosca perseguirà lo sfruttamento di scenari d'opportunità massivamente dannosi per la stabilità dell'Occidente, contando sulla riluttanza europea a farsi coinvolgete in uno scontro diretto con la Russia, sulla sua lentezza decisionale, sulle sue divisioni interne e sulla sua impreparazione sociopsicologica. Uno di questi scenari nonché di gran lunga il più efficace in termini di costo-efficacia (e quindi largamente prevedibile) è il Suwalki-gap di cui abbiamo già parlato. Molto più inaspettato ma anch'esso assai redditizio per Mosca potrebbe invece essere uno scenario Svalbard, in cui Mosca viola la sovranità norvegese sulle isole contando sul disimpegno americano e la difficoltà di risposta del resto della NATO. Tale scenario, su cui magari ritorneremo con un prossimo articolo, potrebbe facilmente includere un deal con Trump relativamente alla Groenlandia.



Chi scrive non vede i presupposti per un'azione russa su larga scala contro la Finlandia nel breve-medio periodo, per via delle ragioni esposte precedentemente, che la renderebbero non risolutiva per Mosca oltre che estremamente onerosa e quindi non conforme al principio di correlazione delle forze. In tal senso appare improbabile che la Finlandia possa mai diventare lo Schwerpunkt di un attacco russo su vasta scala.

È invece plausibile che il Cremlino possa voler utilizzare il potenziale fronte finlandese come parte di una vasta maskirovka strategica intesa a tenere inchiodate, ovvero ad attrarre, consistenti forze NATO ad alta specializzazione in caso Mosca scegliesse di muovere contro i punti deboli della NATO

Non c'è dubbio infatti che qualsiasi operazione russa contro Suwalki, le Svalbard o eventuali altri settori che Mosca ritenesse vulnerabili, verrà accompagnata preventivamente da attività non convenzionali e provocazioni lungo tutti i 2.530 km del confine NATO/Russia, in modo da seminare caos ed incertezza ed eventualmente cogliere qualche ulteriore opportunità.

Tale problema si pone in particolare lungo la frontiera orientale russo-finlandese, oggi come oggi scarsamente protetta e quindi potenzialmente a rischio di incursioni SOF, infiltrazioni e sabotaggi contro la rete autostradale e ferroviaria, senza dimenticare quella energetica ed in particolare la centrale nucleare di Loviisa, situata su un isolotto costiero del Golfo di Finlandia a 80km dal confine russo e quindi vulnerabile ad una incursione dal mare.


Secondo diversi analisti potrebbero volerci dai tre ai cinque anni, dopo la fine del conflitto in Ucraina affinché la Russia, in piena economia di guerra, torni a rappresentare una minaccia concreta ed attiva per l'Occidente e la NATO: un lasso di tempo che occorre sfruttare per mettere a punto contromisure dissuasive nei confronti di Mosca, con particolare attenzione alle vulnerabilità NATO, compresa l'attitudine della società civile europea, ancora in larga parte disconnessa da una realtà via via più allarmante.

Nel 2024 la Russia ha destinato il 30% del proprio bilancio alle spese militari; in Europa siamo al 2% di media salvo poche lodevoli eccezioni. Ne deriva una forbice che si allarga rapidamente non tanto in termini di capacità bensì di attitudine complessiva delle impreparate società occidentali. Ci restano quindi cinque anni, per prepararci materialmente e psicologicamente al redde rationem. Cinque anni, cioè domani, perché dopodomani potrebbe essere già tardi.



Il presente articolo verrà integrato e completato da una appendice con dettagli sulle singole basi russe a Kola ed in Carelia.


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