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lunedì 2 giugno 2025

Nella tana dell'orso. Le basi navali russe nella penisola di Kola

 


PARTE SECONDA: LE BASI NAVALI NELLA PENISOLA DI KOLA


Nota generale

Questo studio deve intendersi come seconda parte di una serie che continuerà con l’esame delle basi e delle risorse russe lungo la costiera continentale siberiana e di cui la prima parte è già stata pubblicata  con il titolo di Passaggio a nord. La militarizzazione russa dell’Artico ed il controllo della rotta settentrionale”.


Introduzione

Nelle settimane scorse abbiamo esaminato il dispositivo militare aeronavale russo nell’Artico con focus particolare sulle isole siberiane a nord della terraferma continentale, dove di recente sono state riattivate ed ammodernate le vecchie basi sovietiche: vero e proprio antemurale geograficamente distribuito tra la penisola di Kola e lo stretto di Bering. Non a caso, in similitudine con la strategia insulare cinese tra il Mare Giallo e l’Oceano Indiano, avevamo parlato di “filo di perle”, posto in quel caso a tutela della Via della Seta e nell’Artico invece a protezione della Northern Sea Route, nelle sue varianti più o meno a ridosso del Polo.


E sempre non a caso avevamo parlato anche del concetto russo di “bastione” ossia una regione strategica ad alta sicurezza favorita da particolari condizioni geografiche ed implementata da un potente dispositivo militare multidominio, in grado se non proprio di interdire almeno di contendere lo spazio ad eventuali forze ostili che volessero violarlo.

La Penisola di Kola, fin dai tempi sovietici è uno di quei bastioni (gli altri sono il Mare di Okotskh nel Far East, Kaliningrad nel Baltico e Sebastopoli nel Mar Nero) nonché santuario quasi inviolabile degli SSBN nel Mare di Barents, protetto sul lato mare dalle basi insulari aeronavali di cui abbiamo già parlato nonché sul lato continentale da un consistente e crescente dispositivo che proveremo ora a descrivere.


1. Bastione Kola

Pare che la Penisola di Kola sia la regione più militarizzata del pianeta: primato dovuto alla sua funzione di bastione strategico, posto a protezione non solo degli SSBN che in caso di crisi raggiungerebbero le proprie zone di lancio nei mari di Barents e di Kara, ma anche per la sicurezza dei centri nevralgici russi di Mosca e San Pietroburgo che potrebbero facilmente essere minacciati da flotte di bombardieri in discesa dall’Artico.

Da qui, la necessità russa di munire la regione di Kola di tutte quelle risorse aeronavali e di difesa aerea in grado sia di garantire la sopravvivenza dei sottomarini, sia di limitare i danni alle infrastrutture essenziali del regime, causati da eventuali attacchi da N-O.

Partendo da questi presupposti parte non irrilevante dello sforzo militare russo dell’ultimo decennio è stato il rafforzamento ed ammodernamento delle vecchie basi sovietiche nella regione di Kola integrandole in un sistema a bolla A2/AD in grado se non di bloccare almeno di rendere estremamente costoso il tentativo di forzamento della bolla.

Fino al dicembre 2023, l’intero dispositivo difensivo tra Kola, la Carelia e la costa artica occidentale prospiciente il Mare di Barents, compresi i gruppi insulari della Novaja Zemlja, Terra di Francesco Giuseppe, Severnaja Zemlja ed Isole della Nuova Siberia si trovava sotto il controllo del comando Flotta del Nord che in tal senso svolgeva anche il ruolo amministrativo di Distretto Militare Settentrionale (DMS) con base a Severomorsk presso il comando della flotta e giurisdizione anche sulle unità terrestri, costiere, difesa aerea ed aeronautiche.

La giurisdizione del DMS fino al 26/2/24. Ne era esclusa la Carelia che era parte del Distretto Militare Occidentale


Dal 26/2/24 però, come risposta all’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO la situazione è cambiata: il comando flotta è ritornato al suo ruolo operativo esclusivamente navale, mentre il territorio ex-DMS è passato sotto la giurisdizione del distretto militare di San Pietroburgo esteso fino al confine bielorusso, sottintendendo così una gestione unificata delle minacce che Mosca percepisce provenire da ovest. 


2. Basi, navi e scorie nucleari

Limitatamente al solo territorio ex-DMS le risorse navali di cui Mosca dispone nella regione artica occidentale compresa tra la Penisola di Kola ed il Mare Bianco sono le seguenti.


🔹Flotta del Nord

Con comando a Murmansk. Si tratta della Flotta a più elevata priorità rispetto alle altre tre non a caso inclusiva delle principali unità della Marina russa, tra cui la vecchia portaerei Kuznetsov eternamente non operativa, due incrociatori pesanti classe Kirov di cui uno solo operativo (il Pyotr Velikiy, ammiraglia della flotta), un incrociatore classe Slava (gemello del Moskva affondato in Mar Nero), tre moderne fregate classe Ushakov, tre DDG ex-sovietici classe Udaloy, nonchè due dei sette più recenti SSBN attialmente in servizio nella Marina russa: lo Yuri Dolgorukiy ed il Knjaz Vladimir, classe Borei accompagnati da due dei quattro moderni SSGN classe Yasen (Kazan e Severodvinsk) e da qualche SSN classi Oscar e Akula, in maggioranza vecchie glorie sovietiche, alcune ammodernate di recente (Orel, Smolensk, Gepard, Tigr, Vepr).

A queste unità, variabilmente efficienti, si aggiunge una pletora di unità di superficie e subacquea classificabili tra il ciarpame ed il mediocre, buone a far numero, per un totale di circa 33 navi combattenti di superficie ed altrettanti sottomarini (di ogni tipo). Dunque un complesso non trascendentale, basicamente orientato alla green water e solo sporadicamente alla blue water, afflitto da seri problemi di obsolescenza, manutenzione e corruzione che ne abbassano il ratio di operatività e capacità; il tutto condizionato dai ritardi cronici nella consegna delle unità nuove e dalla dilatata tempistica di ammodernamento di quelle più vecchie, soggetta a frequenti rinvii ed a cicli di manutenzione prolungati oltre il ragionevole.

Detto ciò, sarebbe un errore sottovalutare la Flotta del Nord, non fosse altro per la considerevole potenza di fuoco missilistica che è in grado di erogare, potenzialmente capace di infliggere pesanti danni all’avversario, soprattutto in azioni combinate coordinate con l’aeronautica ed i reparti missilistici costieri.

A ciò va poi aggiunto l’ammodernamento delle principali basi della flotta nella penisola di Kola, segnatamente quelle di Gadzhiyevo e Okolnaya, cui il regime di Putin negli ultimi anni ha dedicato notevoli risorse.

Le basi navali russe nella Penisola di Kola. Fonte AMAP (sopra)




🔹Base navale di Severomorsk

È la principale base della Flotta del Nord, nonché sede del comando flotta. Fino al febbraio 2024 è stata anche contestualmente sede del Distretto Militare Settentrionale, poi trasferito a San Pietroburgo.

Come base del comando flotta, Severomorsk ebbe il suo sviluppo dal primo dopoguerra, ereditando le funzioni di Polyarny. Secondo un rapporto CIA del 1964 declassificato nel 2006, il complesso della base navale era suddiviso in 10 aree operative vale a dire:


1) la base navale vera e propria

2) il deposito carburanti Kolskiy ovest

3) i depositi della base navale

4) l’area caserme

5) il comando sottomarini

6) il comando flotta

7) il deposito carburanti Kolskiy est

8) l’area supporto missili navali

9) il deposito missili navali

10) il deposito munizioni


Severomorsk è base dell’incrociatore da battaglia Pyotr Velikiy, classe Kirov, da 24.000t, già orgoglio della Marina sovietica nonché ammiraglia della Flotta del Nord; è stata però anche teatro di un grave incidente: l’esplosione catastrofica (200÷300 morti) dei depositi missili e munizioni avvenuta il 13-17 maggio 1984, per cause accidentali legate all’incuria.

Dal comando flotta dipende anche l’aviazione navale, di cui vi sono ben tre basi aeree nella sola regione di Severomorsk: di questi assetti ce ne occuperemo in un prossimo articolo dedicato specificatamente all’aeronautica. Relativamente ai temi navali va invece ricordata la presenza di Atomflot, vale a dire della base flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare dipendente dal Ministero dei trasporti.

Visione d’insieme di Severomorsk. I moli, i comandi e le caserme del personale sono concentrati sul lato sinistro della baia. Le munizioni e i missili ed un deposito carburanti si trovano invece sul lato destro. La freccia rossa indica il luogo dell’esplosione del 1984

In alto il Pjotr Velyki attraccato ad uno dei moli di Severomorsk. Al molo a fianco accostati ad un traghetto civile si distingue il DDG Admiral Ushakov, classe Sovremenny

Ancora una bella immagine del Pyotr Velyki

Una nave da sbarco classe Ropucha


🔹Sito di stoccaggio di Okolnaya

Con il termine Okolnaya Guba si intende una piccola baia a NE di Severomorsk nei pressi del sito teatro del grave incidente del maggio 1984.

Non a caso, fin dai primi anni ’60, Okolnaya aveva avuto il ruolo di base supporto per il rifornimento di missili nucleari e siluri agli SLBN della Flotta del Nord. Da uno dei suoi moli era infatti partita la nave civile Aleksandrovsk diretta a Cuba con un carico di quelle testate nucleari che poi avrebbero causato la celebre crisi del 1962.

Il ruolo di sito di stoccaggio venne mantenuto anche dopo l’incidente del 1984 ed anzi ampliato in tempi recenti (2014) con l’edificazione di numerosi nuovi bunker per testate nucleari e missili cruise. In particolare risulta sia stata realizzata una nuova area di stoccaggio per gli SS-N-32 Bulava, imbarcati sugli SSBN Borei. In totale entro il 2020 sono stati realizzati ben 50 bunker in calcestruzzo da circa 1.300 m² ciascuno, protetti da muri di cemento e terra e collegati da un intricato dedalo di strade e tunnel sotterranei, con capacità di stivaggio di 200 Bulava.

Vista d’insieme del sito di stoccaggio di Okolnaya: si contano 52 bunker principali, alcuni minori ed almeno un paio di ulteriori scavi. Ai piedi del nuovo sito di stoccaggio di vedono i resti di quello precedente, semidistrutto ed abbandonato (sotto)



Il nuovo terminal di carico/scarico missili nei pozzi verticali dei sottomarini


🔹Base Atomflot

Non si tratta in questo caso di un assetto della Marina ma della base di stazionamento dei rompighiaccio nucleari gestiti dal Ministero dei trasporti: quindi una risorsa formalmente civile anche se di fatto militarizzata, precedentemente nota come Base 92.

Dai primi anni ’60 Atomflot ha sede in uno spazio navale situato alla periferia N di Murmansk e dispone di una piccola flotta formata da sette rompighiaccio, vale a dire Sibir, Arktika, Ural , 50 let Pobedy, Yamal, Vaigach e Taimyr. A questi è previsto se ne aggiungano altri cinque nei prossimi anni per sostituire parte di quegli attuali, rapidamente obsolescenti.

Atomflot, che è una sussidiaria di Rosatom (ed è stata per questo sanzionata dopo l’invasione dell’Ucraina), oltre a gestire operativamente queste navi rompighiaccio, ne segue anche la manutenzione compresa quella al reattore, dismissione e defueling del combustibile nucleare. A tale proposito, Atomflot dispone di alcuni impianti di scarico, trattamento e stoccaggio a breve termine di rifiuti nucleari necessari a manipolare in sicurezza combustibili esausti ed elementi dei reattori rimossi dai rompighiaccio dismessi. Tale processo, che fino al 2022 veniva portato avanti con contributi internazionali, appare ora bloccato e non si sa quando e come potrà essere ripreso.

Veduta d’insieme della base di Atomflot in cui compaiono quattro dei sette rompighiaccio nucleari di cui dispone la flotta


🔹Cantiere navale n.35 Sevmorput

Non dipende dal comando Flotta del Nord ma direttamente dal MoD ed in tale funzione dagli anni ’60 in poi ha provveduto alle riparazioni di sottomarini nucleari di prima generazione ed al rifornimento di combustibili per i successivi: attività sospesa nel 1991 per l’eccessivo rischio di contaminazione radioattiva della città di Murmansk. Il cantiere si trova infatti adiacente la base Atomflot ed a ridosso del centro abitato e nel 1993 fu oltretutto oggetto di furto di 4,5kg di uranio arricchito dagli stock carburante nucleare custoditi nel cantiere: ragione per cui furono anch’essi tolti dalla giurisdizione di Sevmorput e spostati altrove. Attualmente il cantiere ha in carico le interminabili riparazioni della portaerei Kuznetsov, sul cui termine non vi sono previsioni realistiche.

La portaerei Kuznetsov, vecchio rottame d’epoca sovietica attraccata al molo di Sevmorput per lavori di ripristino e ricondizionamento di cui non si intravede la fine


🔹Base navale di Polyarny

È stata resa celebre nella epica scena iniziale del film Caccia a Ottobre Rosso. Si trova 30 km a N di Murmansk all’interno del fiordo del Tuloma, ben protetta da promontori ed insenature, che la tengono isolata dal mare aperto, ovvero il golfo di Kolskiy sul Mare di Barents.

Secondo un documento CIA del 1964 declassificato nel 2017, la base è suddivisa in 16 aree operative, basicamente ripartite su due baie: quella orientale di Jekaterinskaya dove attraccavano i sottomarini convenzionali e quella occidentale di Pala riservata invece a quelli nucleari, in particolare delle classi Delta e Yankee.

Attualmente, Polyarny è base della 4ª flottiglia sottomarini, composta da quattro battelli diesel-elettrici classe Kilo, entrati in servizio tra il 1987 ed il 1989.

Oltre a quella sottomarina è presente anche una base navale che ospita un paio di squadroni di corvette missilistiche ed ASW (probabilmente classi Nanuchka e Grisha).

Polyarny dispone di un cantiere navale (nr. 10 Shkval) nella baia di Pala, dotato di due bacini, dagli anni ’90 in poi riservati perlopiù al disarmo dei sottomarini nucleari in dismissione con relativo svuotamento e maneggio degli impianti nucleari. Nel 1994 a Polyarny venne rimorchiato il K-192, che nel 1989 aveva subito la parziale fusione del reattore con fuoriuscita di liquido refrigerante altamente contaminato.

Veduta d’insieme della base di Polyarny. Sotto, alcune unità di superficie attraccate a Jekaterinskaya



🔹Base navale di Gadzhiyevo Guba

Nota anche come Yagelnaya si trova presso l’imboccatura occidentale del fiordo di Murmansk, prospiciente il Mare di Barents. È attualmente il cuore della Flotta sottomarina strategica russa in quanto base del comando 12° squadrone sottomarini strutturato su due divisioni (31ª SSBN e 24ª SSN), i cui approdi si trovano presso la baia di Skalisty-Yagelnaya, relativamente agli SSBN classe Delta IV (5 vecchi battelli in parte rimodernati), ai nuovi SSBN classe Borei (due battelli moderni), nonché agli SSN classe Akula (6 battelli anziani in varie condizioni operative). Gadzhiyevo dispone di una dozzina di moli.

La baia di Yagelnaya con gli approdi degli SSBN. Zoomando l’immagine se ne notano due: un Delta IV ed un Borei (sotto)


La baia di Yagelnaya come appariva nel 1966 ripresa da un ricognitore USA. Confrontandola con la foto in alto si notano alcuni riempimenti e miglioramenti delle infrastrutture. Il rapporto CIA da cui è tratta la foto, informa che gli approdi 1 e 2 erano occupati da SSBN classi Hotel I e Hotel II


In tempi recenti, tra il 2017 ed il 2018 Gadzhiyevo è stata sottoposta a notevoli lavori di ampliamento e miglioramento, in particolare per quanto riguarda l’edificazione di nuovi bunker di stoccaggio per le testate nucleari degli SLBM di circa 1000 m² ciascuno. In pratica una intera collina sovrastante la baia è stata sbancata per fare spazio ad una complicata rete di strutture in calcestruzzo, bunker sotterranei e relative strade di accesso, ben visibili nelle immagini sottostanti.

Visione d’insieme del nuovo sito di stoccaggio testate nucleari di Gadzhiyevo. Le frecce gialle indicano tre dei bunker, zoomati e visibili in dettaglio nell’immagine qui sotto

Gli stessi tre bunker della foto precedente, zoomati e bidimensionalizzati. In totale si contano almeno 10 bunker di stoccaggio ed alcuni minori. Sotto, un altro settore dello stesso complesso


Visione d’insieme dell’intera area militare di Gadzhiyevo


🔹Approdo di Sayda

A circa 4 km a sud-ovest di Gadzhiyevo si trova la baia di Sayda che ospita un sito open-air di stoccaggio a lungo termine dei comparti reattori nucleari dei sottomarini ex-sovietici dismessi e demoliti a partire dai primi anni ’90. Tale sito era stato costruito a suo tempo (2004) con partnership e finanziamenti tedeschi pari a 700mln/€ ed ha visto l’allestimento di contenitori cilindrici a tenuta radiazioni garantiti per 70 anni.

Oltre al sito di stoccaggio, Sayda avrebbe dovuto ospitare un centro di trattamento e smaltimento rifiuti nucleari che però non è stato realizzato e non è affatto certo lo sarà in futuro.

Circa 3 km a N dell’approdo, di fronte a Gadzhiyevo, si trova poi una piccola baia protetta all’interno della quale è stato allestito un delfinario militare; questa struttura dovrebbe dipendere dall’Istituto Biologia Marina di Murmansk, mentre i centri addestrativi per i beluga di Olenya e Goryachiye Ruchi sarebbero gestiti dal GUGI (si veda oltre).

Veduta del sito di stoccaggio della baia di Sayda. Zoomando si contano 109 contenitori cilindrici (sotto) oltre ad una decina di quelle che dovrebbero essere sezioni di sottomarini smantellati (freccia rossa sopra)



Il delfinario militare di Sayda. l’Istituto di biologia marina di Murmansk opera in collaborazione con la marina russa. Il tentativo di addestrare foche e beluga per scopi militari prosegue dai tempi sovietici, pare senza grossi risultati



🔹Base navale di Olenya Guba

Collocata a circa 4 km a NO di Polyarny Olenya guba ospita il 29° squadrone sottomarini speciale gestito dal GUGI ossia dal Direttorato Ricerche Profondità Marine dipendente direttamente dal MoD. Si occupa dello studio della navigazione e dei materiali ad alte profondità comprese tecniche di sabotaggio a cavi sottomarini e gasdotti, medicina di profondità ed utilizzo di mammiferi marini per scopi militari.

Lo squadrone dispone di nove sottomarini speciali, alcuni dei quali nucleari e ibridi (convenzionali/nucleari) e di alcune navi di superficie, tra cui lo Yantar in grado di rilasciare minisommergibili, le cui attività si sono intensificate circa dal 2017/18, in particolare in quelle tratte di fondale attraversate dai cavi sottomarini in Nord Atlantico, Mare di Norvegia e Mare del Nord.

Due delle principali risorse a disposizione del GUGI sono i sottomarini classi Delta III Podmoskovyie e Delta IV Orenburg: si tratta di ex SSBN modificati con la rimozione del comparto missili e la loro sostituzione con apparecchiature scientifiche. Ambedue i battelli possono trasportare minisommergibili e posare sul fondale dispositivi di ascolto o generatori di rumore.

Da notare come, in tempi recenti (giugno 2023) all’imboccatura della baia di Olenya sia stata dispiegata una rete antisom, frutto evidentemente dell’esperienza derivata dalle batoste subite nel Mar Nero.

Dal GUGI dipende poi il centro ricerche di Goryachiye Ruchi situato a circa 4 km a SE di Polyarny, in una piccola baia sulla sponda occidentale del fiordo di Murmansk: particolarità di questo centro è la sperimentazione militare sui mammiferi marini beluga addestrati a vari ruoli, tra cui il trasporto di telecamere GoPro. Oltre che a Goryachiye, recinti per beluga e delfini si trovano anche a Olenya ed a Sayda.

Olenya Guba è sede infine degli importanti cantieri navali nr. 85 Nerpa, collocati in una baia laterale appena a sud della base navale. Dopo quelli di Sevmash e Zvezdochka di Severodvinsk, i Nerpa sono i cantieri preposti alla demolizione di naviglio nucleare e convenzionale, con uno score di 40 sottomarini smantellati tra il 1994 ed il 2009 tra cui diversi SSBN Delta I e Delta II. Oltre a ciò a Nerpa è stata smantellata dopo 10 anni di lavori conclusi nel novembre 2023, la famigerata Lepse, la nave trasporto carburante nucleare, che per decenni aveva rifornito di barre di uranio i sottomarini sovietici in alto mare, divenendo una sorta di cimitero atomico galleggiante. Lo smantellamento è avvenuto tramite i fondi europei della BERS. Durante gli anni sovietici Nerpa era appoggiata dalla città chiusa di Snezhnogorsk, nota come Murmansk-60 costruita per dare alloggio al personale della base.

Anche in questo caso, come vedremo per Severodvinsk, lo stoccaggio dei materiali nucleari recuperati dai reattori dismessi avviene a bordo di una delle due navi-officina classe classe Malina.



Veduta d’insieme della base di Olenya. La doppia struttura bianca alla testata del molo è un approdo coperto per l’attracco non osservabile di minisommergibili. Alla sua sinistra, zoomando l’immagine si distingue l’ex SSBN Podmoskovyie (sotto)





Il centro di Goryachiye Ruchi. Quegli ottagoni che si intravedono sull’acqua sono i recinti per i beluga, due dei quali sono visibili zoomando l’immagine (sotto). Le altre strutture flottanti dovrebbero invece essere recinti per foche o simili





🔹Base navale di Vidyayevo

Con il nome Vidyayevo si intende una entità amministrativa chiusa (ZATO) di circa 20k abitanti affacciata sulla baia di Ura, 22 km ad O di Gadzhiyevo e 40 a N-NO di Murmansk, dalla quale dipendono le due basi navali vere e proprie: quella della Baia di Ura e quella della Baia di Ara, fisicamente separate tra loro da un istmo largo circa 7 km.
Secondo un rapporto declassificato CIA del 1964, l’approdo di Ura Guba sul golfo omonimo disponeva di otto moli sei dei quali tutt’ora esistenti ed era utilizzato per l’attracco ed il supporto di sottomarini. Attualmente Ura appare piuttosto declassata, con moli e pontili ammalorati ed in cattive condizioni.
Relativamente migliori le condizioni dell’approdo di Ara Guba, che rivela la presenza di quattro moli, intensamente utilizzati tra gli anni ’80-90 da numerosi SSN classi Echo II e Charlie II, poi smantellati ed i cui reattori completi di combustibile, circa una trentina, nonché parte di materiali e liquidi contaminati si troverebbero ancora stoccati in tre tunnel sotterranei originariamente intesi come rifugi per i sottomarini ma mai completati. Non si conoscono le condizioni di stabilità e sicurezza di quei reattori, di cui era previsto il trasferimento in un sito apposito di stoccaggio a lungo termine (80÷100 anni), mai realizzato. Il 28 giugno 1989 la baia di Ara Guba fu contaminata da un incidente al sottomarino nucleare K-192 classe Echo II, di rientro da crociera e dal quale erano fuoriuscirono liquidi radioattivi. Rattoppato alla meglio, il K-192 venne trattenuto ad Ara fino al 1994, quando fu rimorchiato a Polyarny per lo smantellamento.
Attualmente, Ara Guba risulta la base della 7ª divisione sottomarini, formata da quattro vecchi SSN classi Sierra II e Victor III, varati nei primi anni ’90. In precedenza , tra i sottomarini di stanza nella base vi sarebbe stato il Kursk.

Attiva dai primi anni ’60 è stata sede di reparti sottomarini diesel-elettrici e quindi a propulsione nucleare dal 1979 circa.

Visione d’insieme della base di Ara Guba. Attraccati ai due moli centrali è possibile distinguere, zoomando, quattro sottomarini: possibilmente un classe Victor III e tre classe Sierra II



🔹Base navale di Litsa Guba

Collocata sul fondo del fiordo della Litsa a 65 km dal confine norvegese, ha avuto il suo momento di gloria all’inizio degli anni ’80 con l’arrivo alla base, mano a mano che entravano in servizio, dei celebri sottomarini classe Typhoon: forse non il game changer raccontato dalla propaganda del Cremlino e paventato dai media occidentali, ma di certo la realizzazione più avanzata della cantieristica sovietica.
Situata sul lato occidentale del fiordo della Litsa, circa 18 km a NO di Ara Guba ed a 60 km ad E della frontiera norvegese, la base comunica col Mare di Barents attraverso il Golfo di Motovskiy, accessibile solo dopo il superamento di diverse insenature e strettoie che rendono la base virtualmente inattaccabile dal mare.
Secondo un rapporto CIA, declassificato nel 2023, Litsa Guba è strutturata su tre approdi sottomarini: nord (NB) nota anche come Malaya Lopatka, sud (SB) nota anche come Bolshaya Lopatka e sud-ovest (SWB) nota anche come Nerpichya, nonché su un complesso di tunnel scavati nella montagna. Altresì, sulla riva occidentale del fiordo, proprio di fronte alla SB si trova il sito di stoccaggio materiali nucleari dismessi della baia di Andreeva.
Operativa fin dai primi anni ’60 Litsa Guba è stata di volta in volta la home base dei più recenti sottomarini sovietici, solitamente concentrati nella SB ovvero a Nerpichya nel caso dei Typhoon: status che mantiene tutt’ora essendovi stati collocati i due nuovi SSGN classe Yasen, che con i tre datati classe Oscar II, formano l’11ª squadrone sottomarini con comando nella vicina Zaozersk che ai tempi della Guerra Fredda era una delle tante citta-codice nota come Murmansk-150 e nata attorno agli equipaggi dei sottomarini ed alle loro famiglie.

I tre approdi (N, S, SW) che formano la base di Litsa Guba. Protetta da un dedalo di insenature e strettoie ed inattaccabile dal mare, Litsa Guba era stata scelta non a caso come base dei Typhoon

Veduta d’insieme della Base Sud (SB). Zoomando l’immagine è possibile distinguere attraccati al terzo molo dall’alto due SSGN classe Oscar II (sotto)




🔹Sito di stoccaggio di Andreeva

Fa parte dell’area militare di Litsa Guba, ma rappresenta una realtà a sé in quanto è stato tra gli anni ’50 ed il 1982 il principale centro di stoccaggio per combustibili nucleari esausti della Flotta del Nord. Secondo un rapporto del 1997, ben 21.000 elementi di combustibile esaurito provenienti da un centinaio di reattori di sottomarini dismessi, per ben 6t di Uranio-365, si trovavano ad Andreeva, in parte collocati singolarmente in sarcofaghi di calcestruzzo sigillati in tre serbatoi di cemento in pessime condizioni, già gravemente incidentati ad inizio anni ’80 e soggetti a perdite di liquidi contaminati, ed in parte in stoccati in decine di container ammassati nel piazzale in piena esposizione al clima estremo della regione.
Finalmente, dopo anni di incuria ed abbandono ed anche grazie alle pressioni internazionali (ed ai finanziamenti norvegesi e UE), nel 2017 venne iniziata la rimozione dei primi elementi radioattivi con trasferimento a Mayak in Siberia, presso un centro smaltimento scorie nucleari. Entro il 2021 poté quindi essere rimossa circa metà dei contenitori di scorie.
Per via dell’enorme complessità nell’estrazione dei cilindri di combustibile dai loro sarcofaghi di calcestruzzo, il fine lavori era stato previsto nel 2025-26, poi posticipato al 2030. Non è chiaro tuttavia, con la guerra in corso in Ucraina, quale sia lo stato attuale del progetto vista la componente occidentale di tecnologia e finanziamenti che richiedeva per essere portato a termine. Quello che appare certo è che dal 2022 il programma di smaltimento si è di fatto bloccato.
Da notare come una tratta del trasferimento a Mayak dei materiali rimossi da Andreeva avvenga con la nave speciale attrezzata Rossita, finanziata dal governo italiano e costruita da Fincantieri al Muggiano nel 2011.

Il sito parzialmente bonificato di Andreeva, come appare attualmente. Lo si confronti con il mappale qui sotto

1 e 2, piscine in calcestruzzo nel loro nuovo sarcofago; 3 e 4 bunker in calcestruzzo per rifiuti solidi; 5 area di stoccaggio open air; 6 area di stoccaggio per containers; 7 bunker in calcestruzzo ammalorati per rifiuti ad alta radioattività; 8 bunker in calcestruzzo per rifiuti ad alta attività; 9 bunker in calcestruzzo in precarie condizioni per rifiuti liquidi altamente radioattivi



🔹Base navale di Gremikha

Parlare di Gremikha significa riferirsi ad una città-fantasma: si tratta infatti della base navale collegata alla cerchia urbana di Ostrovnoy cittadina di 2.000 abitanti nota ai tempi sovietici come Murmansk-140: vale a dire una delle numerose città-codice sovietiche formalmente inesistenti, realizzate come supporto abitativo ad un’area di interesse militare o scientifico-industriale. Nel caso di Gremikha, un sito di rimessaggio e manutenzione sottomarini nucleari affacciato sul Mare di Barents quasi all’estremità orientale della Penisola di Kola, circa 280 km ad E di Murmansk.
Ad un esame superficiale visuale, Gremikha appare in uno stato di totale abbandono con parte dei moli ridotti a mozziconi e l’intero settore orientale della cittadina demolito ed in macerie. Attraccati ai numerosi moli che ancora sopravvivono si intravedono relitti di sottomarini semi-affondati, così come navi rovesciate a pelo d’acqua; non esistono collegamenti tranne un’unica strada che si inoltra nella tundra rocciosa della Kola orientale, apparentemente perdendosi nel nulla. È visibile una piazzola per elicotteri decisamente ammalorata. Vi è quasi totale assenza di veicoli e solo un gruppo centrale di edifici appare ancora in condizioni abitabili. Spiccano i resti di un piccolo scalo aereo con pista in cemento mentre ad E delle ultime propaggini di Ostrovnoy appaiono due cupole bianche di quello che dovrebbe essere un nuovo complesso radar Rezonas-N recentemente impiantato (2017-2021) anche in altre quattro località dell’Artico (Shoine, Indiga, Novaja Zemlja e Zapoljarnoye). Tra i mezzi militari parcheggiatj attorno ai due radome, si vedono diverse sezioni di sottomarini dismessi.
La dismissione dei sottomarini nucleari è stato l’ultimo ruolo di Gremikha, dopo aver servito come base operativa per i classe Yankee negli anni ’70 nonché come base di rifornimento e raddobbo per i classe Alfa negli anni ’80. Nel 2001 la stessa base di Gremikha venne trasferita dalla giurisdizione del MoD a quella del Minatom, ovvero il Ministero per l’energia atomica, passando così da base militare a cimitero nucleare.
Secondo la Fondazione Bellona, nel 2003 a Gremikha erano stoccati 800 contenitori per un totale di 1,4t di scorie radioattive assieme ai nuclei di sei reattori a metallo liquido degli SLBN classe Alfa.
Già all’epoca Gremikha non era più considerata come base operativa ma unicamente come cimitero per i sottomarini in disarmo della Flotta del Nord, 17 dei quali in smantellamento di cui 6-7 attraccati ai moli, con i reattori ancora carichi di combustibile nucleare.
Non è chiaro quale sia attualmente il livello di contaminazione pericolosità di Gremikha. Negli anni scorsi, grazie a capitali occidentali era stato possibile rimuovere 116 contenitori di scorie e fino al 2022 l’opera complessiva di bonifica appariva a buon punto. Dopodiché l’invasione russa dell’Ucraina ha di fatto decretato la sospensione del programma sine die.

Veduta d’insieme di Gremikha. A parte un nucleo centrale apparentemente abitabile il resto della città sembra in stato di abbandono

I due radome del sistema Rezonas-N. Sulla sx si vedono quelle che dovrebbero essere sezioni di sottomarini smantellati



🔹Base navale di Severodvinsk

Con Severodvinsk usciamo geograficamente dalla penisola di Kola ma rimaniamo comunque sul Mar Bianco, che con il Mare di Barents ed il Mare di Kara completa il bastione strategico settentrionale russo.
In realtà, più che come base navale (che pure possiede) Severodvinsk è nota, oltre che per essere una città-chiusa fin dalla sua fondazione nel 1935, anche come casa-madre della flotta sottomarina per via della presenza dell’unico cantiere in Russia capace di costruire battelli a propulsione nucleare, vale a dire il Sevmasch che occupa 30.000 dipendenti, su cui di fatto si regge l’intera economia di Severodvinsk.

Dopo avere costruito tutti i battelli di ultima generazione tra cui gli Oscar ed i giganteschi Typhoon, adesso Sevmasch è impegnato nella produzione delle classi Yasen e Borey. Oltre a ciò nel 2016 Sevmash avrebbe completato i lavori sul Podmoskovyie, un vecchio classe Delta IV, deprivato del comparto SLBN e riadattato a sottomarino-spia in carico al GUGI di cui abbiamo parlato trattando della base di Olenya.
A parte Sevmash vi è in città un secondo cantiere specializzato nella riparazione, revisione e smantellamento dei sottomarini: gli Zvezdochka, che assieme ai Sevmash occupano uno spazio di 15 km² tra officine, bacini, moli, cantieri.e magazzini. In particolare gli Zvezdochka hanno provveduto allo smantellamento di buona parte del classi Yankee e Delta I, mentre Sevmash quello degli Alfa il cui reattore a metallo liquido richiede particolari precauzioni.

Uno dei grossi problemi di Severodvinsk è la capacità di stoccaggio delle scorie radioattive scaricate dai reattori dismessi: collocate a bordo di una nave officina classe Malina, che periodicamente fa la spola con l’impianto di trattamento di Mayak.

Da sottolineare come, ancorato ad uno dei moli vi sia l’incrociatore nucleare gemello del Pyotr Velikiy, il classe Kirov Admiral Ushakov, sottoposto da un decennio ad un interminabile ammodernamento il cui termine viene continuamente posticipato.


Notevole immagine dell’Admiral Ushakov, da 10 anni ai lavori di ammodernamento. Al suo fianco uno dei Typhoon decommissionati ed il cui destino finale non è ancora stato deciso

Altri due Typhoon ancorati ad uno dei moli di Severodvinsk. Notare l’imponente batteria dei pozzi di lancio aperti per missili nucleari. La potenza di questi giganteschi battelli d’epoca sovietica era enorme e concepita per un first strike nucleare. Dei sei costruiti, tre sono già stati demoliti e gli altri in attesa di esserlo.



Fine parte prima. La parte seconda sarà dedicata alle basi aeree.

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